Di Alban Daci

Ho sempre insistito e argomentato che l’Albania e l’Italia hanno la possibilità di elevare le loro relazioni a una dimensione meritata, necessaria e imprescindibile, molto più di quanto sia stato fatto finora. Con mio contributo modesto scrivendo articoli per i quotidiani e dando interviste alle tv nazionali albanesi ho aiutato affinché ciò accadesse.
Sono stato e resto convinto che, nel Mediterraneo e tra i Paesi vicini, il primo partner naturale dell’Albania debba essere l’Italia, e solo dopo gli altri. Non lo affermo perché io abbia scelto di vivere in Italia, ma perché non possiamo avere un partner migliore e più necessario dell’Italia.
L’ho detto e lo ripeto: Italia e Albania non possono limitare la loro soddisfazione a un accordo sull’immigrazione; esistono settori di collaborazione molto più importanti, e tra questi ho sempre sottolineato quello della difesa. Con il vertice intergovernativo di Roma, finalmente, anche questo settore non mancherà più nel quadro della cooperazione.
La diplomazia non si fonda soltanto su principi e interessi reciproci tra Stati, ma anche sulle relazioni personali che i leader sanno instaurare. È un fatto che Meloni e Rama abbiano elevato il loro rapporto personale a un livello mai visto prima, portando con sé anche le relazioni bilaterali su un piano superiore.
Tra leader esiste sostegno e ci sono anche “doni” politici: l’accordo sugli immigrati può essere considerato uno di questi, un gesto di Rama verso Meloni che probabilmente si tradurrà in un favore di ritorno. Tuttavia, resto convinto che l’accordo sui migranti sia solo come un cocktail dopo una cena importante: non è il piatto principale.
Gli accordi bilaterali sono fondamentali per entrambe le parti e produrranno un impatto concreto e rilevante nel futuro, al di là dello scetticismo di chi i propri giudizi li filtra attraverso la politica interna.
Ciò che manca in questo panorama straordinario di relazioni tra Italia e Albania è il fatto che, almeno in Italia, il livello istituzionale non è sempre all’altezza quando si tratta dei cittadini albanesi.
Rama può influenzare Meloni affinché si adotti un approccio diverso nei confronti degli albanesi: quando camminano per le città italiane, quando si presentano ai confini o quando viaggiano in auto. Capisco che i controlli di frontiera rientrino nelle competenze europee e che l’Italia debba rispettarli; tuttavia, l’Italia può trovare formule affinché i cittadini albanesi non debbano attendere in code interminabili per effettuare il controllo dei passaporti ogni volta che si presentano in confine, come fossero cittadini di terza categoria, mentre a livello diplomatico si parla di “popoli fratelli”.
Molti piccoli aeroporti italiani sopravvivono grazie anche voli diretto con l’Albania; altrimenti sarebbero quasi deserti. In questi aeroporti, durante la settimana, atterrano e decollano quasi esclusivamente aerei dalle rotte albanesi, e ogni volta che si rientra si formano code infinite ai controlli dei passaporti. Si potrebbe investire di più, aumentando il numero degli sportelli, e si potrebbero semplificare e liberalizzare le procedure, soprattutto per gli anziani o per i genitori che vengono a trovare i propri figli. Si potrebbe anche offrire più assistenza a questa categoria di viaggiatori.
Credo che la qualità e la profondità della cooperazione bilaterale debbano riflettersi anche nei confronti degli albanesi che vivono in Italia o che vengono qui per turismo o per motivi familiari.
C’è ancora molto da fare, ma il vertice di Roma, a mio parere, è storico e tale rimane. Ogni volta che si parla di Italia e Albania, io sono con entrambi i Paesi, come fossero uno solo e inseparabile, indipendentemente da chi siano i leader del momento e dall’ideologia politica che rappresentano.