Di Alban Daci

Indice
1. Introduzione
2. Origini antropologiche della vendetta di sangue
3. La gjakmarrja nella società albanese pre-moderna
4. Il Kanun di Lekë Dukagjini: struttura, funzione e limiti
5. Età ottomana: autonomia montana e diritto consuetudinario
6. La formazione dello Stato albanese (1912–1945)
7. Il periodo socialista (1945–1990): repressione e scomparsa statistica
8. Il ritorno della gjakmarrja dopo il 1990: cause e caratteristiche
9. Statistiche contemporanee (Albania e Kosovo)
10. Interpretazione critica dei dati
11. La dimensione culturale e simbolica dell’onore
12. Confronto internazionale: Mediterraneo, Caucaso, Afghanistan
13. Conseguenze sociali ed economiche
14. Politiche di prevenzione e riconciliazione
15. Conclusioni
16. Note
17. Bibliografia
1. Introduzione
La gjakmarrja (vendetta di sangue) è un fenomeno complesso che attraversa la storia delle comunità albanesi e, più in generale, delle società tribali del Mediterraneo orientale. Non può essere compresa come un semplice atto di violenza individuale: essa appartiene a un sistema di regole consuetudinarie, funzioni sociali e equilibri di potere che precedono lo Stato moderno.
In Albania, la sua codificazione più nota è il Kanun di Lekë Dukagjini, un corpus normativo orale trascritto da Shtjefën Gjeçovi nel XX secolo, che regola non solo la vendetta ma l’intero ordine sociale delle comunità montane del Nord.^1^
2. Origini antropologiche della vendetta di sangue
La vendetta di sangue non è un’esclusiva del mondo albanese. È ampiamente documentata tra:
– le società mediterranee (Grecia, Corsica, Sardegna);
– i Pashtun dell’Afghanistan (codice Pashtunwali)^2^;
– le tribù del Caucaso (codici adighe e ingusci);
– le comunità beduine della penisola arabica.
Gli antropologi evidenziano tre elementi comuni:
1. assenza di uno Stato efficace;
2. importanza dell’onore come capitale simbolico;
3. logica di equilibrio tra gruppi parentali.
La vendetta non nasce come violenza, ma come strumento di controllo capace di limitare aggressioni indiscriminate grazie alla minaccia di ritorsione.
3. La gjakmarrja nelle società albanesi pre-moderne
Nelle regioni montane del Nord dell’Albania (Dukagjin, Kelmend, Mirditë, Shalë, Theth), fino al XIX secolo, l’organizzazione sociale era basata su:
– fis (clan patrilineari),
– bajraktare (capidistretto),
– assemblee degli anziani (pleqnia).
La vendetta seguiva principi non scritti ma largamente condivisi. Gli anziani svolgevano una funzione di giustizia preventiva, cercando di evitare escalation attraverso compensazioni o giuramenti.
4. Il Kanun di Lekë Dukagjini
Il Kanun non crea la vendetta, ma la contiene e la regola.
4.1 Principi chiave
Responsabilità personale: non si colpivano donne, bambini e non combattenti.^3^
Besa: tregua sacra che sospendeva il conflitto e garantiva sicurezza.
Mediazione: gli anziani tentavano sempre un accordo prima della ritorsione.
Compensazione (gjobë) come alternativa alla violenza.
Proporzionalità: una vita per una vita, mai massacri di gruppo.
4.2 Funzione sociale
Il Kanun sostituiva l’assenza dello Stato con norme condivise che evitavano la spirale infinita di vendette.
5. Età ottomana
Sotto l’Impero ottomano (XV–XIX secolo), le regioni montane godevano di ampia autonomia. Il potere centrale applicava una politica di non interferenza nelle aree difficili da controllare. Ciò permise al Kanun di sopravvivere parallelamente alla legge ottomana (sharia e qanun imperiale).
6. Lo Stato albanese (1912–1945)
Dopo l’indipendenza (1912) e i primi anni di instabilità, il governo di Ahmet Zogu tentò di modernizzare il sistema giuridico e reprimere la vendetta. Le istituzioni statali erano tuttavia troppo deboli per sostituire efficacemente le strutture tradizionali nelle montagne.
7. Il periodo socialista (1945–1990)
Durante il regime di Enver Hoxha, la gjakmarrja fu:
– criminalizzata severamente,
– repressa da una polizia onnipresente,
– sostituita da tribunali popolari capillari.
Statisticamente, il fenomeno quasi scompare. Il controllo statale era sufficiente a dissuadere qualsiasi ripresa.
8. Il ritorno della gjakmarrja dopo il 1990
Con il crollo del regime e l’indebolimento delle istituzioni:
– la polizia era frammentata,
– la giustizia inoperante,
– molte comunità tornarono a forme di autogoverno.
La vendetta riemerge, ma in forme nuove, spesso distorte rispetto al Kanun:
– colpiti anche innocenti (cosa vietata dalla tradizione),
– mancanza di mediazione,
– nessun rispetto della besa,
– motivi economici o criminali.
9. Statistiche contemporanee
9.1 Albania
Studi e rapporti pubblici mostrano:
Uno studio nazionale del 2018 riportava 704 famiglie coinvolte, incluse quelle rifugiate all’estero.^4^
Le statistiche ufficiali degli omicidi dichiarati “per blood feud” risultano annualmente basse (in alcuni anni meno di 20 casi), ma questo non riflette l’impatto sociale.^5^
Ministeri, polizia e ONG offrono dati spesso divergenti a causa di definizioni differenti.
9.2 Kosovo
Le campagne di riconciliazione degli anni ’90 guidate da Anton Çetta hanno ufficialmente risolto oltre 1.200 faide, un caso unico di pacificazione comunitaria su larga scala.^6^
Dopo il 1999 si registrano ondate occasionali di vendette, ma mai ai livelli precedenti alle riconciliazioni.
10. Interpretazione critica dei dati
10.1 Divergenza delle fonti
Ogni ente usa una definizione diversa di “blood feud”:
polizia → solo omicidi confermati;
ONG → anche famiglie isolate;
studi accademici → categorie ibride.
10.2 Alta visibilità, bassa incidenza
La vendetta è socialmente devastante, anche se statisticamente rara, perché:
– isola famiglie
– blocca istruzione dei minori
– riduce mobilità e lavoro,
– crea stigmatizzazione.
10.3 Effetto emigrazione
Molti casi metà degli anni 2000 e 2010 riguardano famiglie richiedenti asilo, che spesso citano timore di vendetta come motivazione.
11. La dimensione culturale dell’onore
L’onore (nderi) è un capitale sociale accumulabile e perdibile. La vendetta, nella tradizione, non è un atto di rabbia ma un meccanismo di restaurazione dello status.
12. Confronto internazionale
12.1 Mediterraneo
In Corsica e Sardegna esistevano codici simili, detti faide, abolite de facto nel XX secolo.
12.2 Caucaso
In Inguscezia e Cecenia, la vendetta ( k’onakhall ) mantiene ancora oggi funzioni simili alla gjakmarrja.
12.3 Afghanistan
Il Pashtunwali presenta norme parallele al Kanun: ospitalità (melmastia), onore (nang), vendetta (badal).^7^
13. Conseguenze sociali ed economiche
Effetti principali:
– isolamento forzato (specie per minori maschi),
– abbandono scolastico,
-povertà generazionale,
-sfiducia nelle istituzioni,
– migrazione come via di fuga.
14. Politiche di prevenzione e riconciliazione
Politiche efficaci includono:
1. rafforzamento istituzionale e giustizia rapida;
2. programmi di mediazione comunitaria;
3. protezione sociale delle famiglie isolate;
4. campagne culturali per delegittimare l’uso moderno della gjakmarrja;
5. importazione del modello kosovaro di riconciliazione.
15. Conclusioni
La gjakmarrja contemporanea non coincide con quella storica. Quella regolata dal Kanun era integrata in un sistema di equilibrio sociale; quella moderna è spesso una distorsione, legata alla fragilità istituzionale post-comunista. Le statistiche mostrano che il fenomeno è oggi limitato ma socialmente grave, e che la sua soluzione passa attraverso istituzioni forti, educazione e iniziative comunitarie.
16. Note
1. S. Gjeçovi, Kanuni i Lekë Dukagjinit.
2. T. Barfield, Afghanistan: A Cultural and Political History.
3. Regole del Kanun sulla responsabilità personale.
4. Studio nazionale citato nei rapporti ONG e sintesi statistiche.
5. Statistiche ministeriali su omicidi classificati come “vendetta”.
6. Documentazione sulle riconciliazioni in Kosovo guidate da Anton Çetta.
7. Letteratura antropologica sulle analogie tra Kanun e Pashtunwali.
17. Bibliografia essenziale
(Ogni titolo è selezionato perché accademicamente autorevole o perché fonte istituzionale primaria)
Sul Kanun e la storia albanese
S. Gjeçovi, Kanuni i Lekë Dukagjinit.
R. Elsie, The Tribes of Albania.
M. Krasniqi, Kanuni dhe jeta shoqërore.
Antropologia e comparazioni internazionali
T. Barfield, Afghanistan: A Cultural and Political History.
J. Pitt-Rivers, The Fate of Shechem.
L. Danforth, Death Rituals of Rural Greece.
Fonti istituzionali e statistiche
Home Office (UK), Country Policy and Information Note: Albania – Blood Feuds.
Rapporto UNHCR / Refworld su blood feuds in Albania e Kosovo.
Rapporti di ONG locali sulla mediazione e le famiglie isolate.